\"\"Mantenendo stretti rapporti con la malavita calabrese, avevano costituito e ramificato nuove organizzazioni nel Nord Italia e in varie parti del mondo.  Riportando l\’articolo sulla maxioperazione, vogliamo ricordare che alcuni membri delle famiglie coinvolte,  in particolare i Vallelunga e Vallelonga, furono fatti condannare da Pino Masciari in passato e congratularci con gli inquirenti e le forze dell\’ordine.

REGGIO CALABRIA. I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, i militari del Ros e la Squadra mobile della questura di Reggio Calabria stanno eseguendo l\’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 41 persone ritenute affiliate alle cosche della \’ndrangheta reggina, indagate per associazione a delinquere di tipo mafioso ed altri crimini.

Alcuni dei 41 arresti, oltre che in Calabria e al nord Italia, sono stati eseguiti anche all\’estero. In particolare 6 sono da eseguire in Germania e 5 tra Canada e Australia.

Tra questi ultimi c\’è anche Domenico Antonio Vallelonga, \”Tony\”, che, partito giovanissimo da Nordodipace, in provincia di Vibo Valentia, tra 1996 e 2005 è riuscito a diventare primo cittadino di Stirling, una cittadina di quasi 200mila abitanti vicino Perth, in Australia, e a ricoprire diverse cariche pubbliche. Ma Vallelonga era anche un uomo del clan a tutti gli effetti. Era lui a prendere le decisioni più importanti, in coordinazione con il vertice della \’ndrangheta di Reggio Calabria, ed era sempre lui a perpetuare il modello calabrese, con gli stessi riti e le stesse attività.

L\’operazione è stata denominata \”Il Crimine 2\” ed è la naturale prosecuzione dell\’attività \”Il Crimine\”, dello scorso 13 luglio, nel corso della quale vennero eseguiti 304 arresti in coordinazione tra le Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e di Milano. Dalle indagini è emerso che, attraverso ramificazioni dipendenti dai vertici decisionali del territorio calabrese, le cosche della \’ndrangheta reggina avevano replicato il loro modello organizzativo sia in Italia del nord, specialmente in Lombardia, che all\’estero.

Magistrati ed investigatori definiscono l\’operazione come un passaggio fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata calabrese e alle sue ramificazioni nel nord del Paese e all\’estero. Molti dei provvedimenti restrittivi in esecuzione riguardano affiliati alla \’ndrangheta che, nel corso dell\’operazione \”Il Crimine\”, erano stati indagati, ma nei confronti dei quali ancora non era stato disposto l\’arresto.

Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio Calabria, commenta a Radio 24 gli arresti della dda. L\’operazione – sostiene Pignatone- «è la conferma dell\’espansione della \’ndrangheta – non solo sul piano del traffico internazionale di stupefacenti ma anche sul piano dell\’associazione mafiosa – anche in altre regioni fuori dall\’Italia». «All\’estero» – spiega il procuratore capo di Reggio Calabria – «c\’è una perfetta riproduzione dell\’organizzazione calabrese: l\’unità di base è sempre quella che viene definita locale e poi da queste locali estere si mantengono sempre i contatti con la casa madre cioè con la provincia di Reggio Calabria, dove periodicamente vengono a prendere ordini, direttive e strategie di lungo periodo e a rendicontare quello che avviene. Questo mi pare il dato fondamentale». «Senza alcun dubbio» – prosegue Pignatone – «Il fulcro rimane la Calabria e la provincia di Reggio Calabria in modo particolare: questo è ciò che emerge con sicurezza sia dalle indagini culminate a luglio sia da quest\’altra».

da JulieNews e Il Corriere

Una risposta

  1. Marzo 10, 2011

    […] sotto la lente d’ingrandimento della Dda di Reggio Calabria che ieri ha portato a compimento l’operazione “Crimine 2″. Tra gli indagati anche presunti affiliati a strutture territoriali della ‘ndrangheta attive a […]

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